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La rarità dell’altro

Hopper - Chop Suey

Les Demoiselles d’Avignon del 1907 è considerato la prima opera cubista, sebbene non tutti i critici siano d’accordo su questo. È chiaro che il cubismo nacque intorno al 1906-08 grazie all’amicizia tra Braque e Picasso, ma probabilmente nessuno dei due avrebbe immaginato la trasformazione dello spazio senza il contributo dell’ultimo Cézanne, vero ispiratore del cubismo.

P. Cézanne, La carrière de Bibémus, 1895

Il cubismo mi affascina. Appassionato di spazio – come categoria kantiana – reputo il cubismo la miglior espressione possibile di ciò che lo spazio è e di come influenzi la percezione (ancor prima di ogni possibile schematismo trascendentale).Faccio spesso riferimento al cubismo e ad alcuni quadri a lezione, quando affronto il tema dell’apparizione dell’altro nella fenomenologia di Husserl e nella critica di Ortega a Husserl. Husserl riteneva che l’apparizione dell’altro fosse solo una questione di distanza spaziale; Ortega va oltre, introducendo il tema esistenziale della realtà radicale. Ma anche Ortega riconosce il ruolo decisivo che lo spazio ha nella vita delle persone. L’essere umano è per lui “un personaggio spaziale”; tutte le parole sono anzitutto “avverbi di luogo”. Le leggi di Ortega sulla struttura del mondo, in particolar modo la prima, definiscono lo spazio come un indefinito articolarsi di cose in primo piano – presenza – e di cose in secondo piano o perfino oltre l’orizzonte – compresenza.

José, Ortega, y Gasset

Ma prima di Ortega y Gasset, la migliore lettura della relatività della percezione era stata fornita da Bergson, nella sua Introduzione alla metafisica, del 1903 (guarda caso con gli anni siamo lì).Bergson ci spiega che certe cose non possono essere conosciute, ma soltanto intuite. Perché c’è una distanza incolmabile tra intuizione e intelligenza. Non è solo la base della sua distinzione tra un tempo interno ed uno esterno, ma è l’idea di qualcosa di più grande, che Ortega coglierà oltre Husserl: l’altro non è davvero conoscibile, perché non è di fatto intelligibile. Posso sperare di intuire qualcosa della sua intimità, ma difficilmente potrò dire di averlo conosciuto.Come nei ritratti di Picasso, chi è la vera persona dipinta? Quale il lato più autentico? Quello colto da destra, da sinistra? Quello colto da me o quello scovato da qualcun altro? Chi è davvero l’altro? E chi sono davvero io per l’altro?

G. Braque, Tête de femme, 1939

Scrive Bergson:«Tutto ciò che mi viene narrato della persona mi fornisce altrettanti punti di vista su di essa. Tutti i tratti che me la descrivono, e che me la fanno conoscere mediante comparazioni con personaggi o cose che già conosco, sono segni con i quali la si esprime più o meno simbolicamente. Simboli e punti di vista mi pongono dunque al di fuori di essa; essi mi rivelano quel che la persona ha in comune con le altre e non ciò che a essa appartiene in modo singolare. Ma ciò che essa propriamente è, quel che costituisce la sua essenza, non lo si saprebbe percepire dall’esterno, perché è per definizione interno […]. Descrizione, storia e analisi restano qui nel relativo. E solo la coincidenza con la persona stessa mi darebbe l’assoluto. È in questo senso, e solamente in questo senso, che l’assoluto è sinonimo di perfezione».E ciò vale, per Bergson, per ogni cosa esterna a noi. Celebre il suo passaggio successivo:«Tutte le fotografie di una città, prese da tutti i punti di vista possibile, per quanto si completino indefinitamente le une con le altre, non equivarrebbero affatto al modello reale della città in cui si passeggia. Tutte le traduzioni di un poema in tutte le lingue possibili, per quanto aggiungano dettagli su dettagli e si correggano a vicenda non restituiranno mai il senso interno dell’originale».

Londra, Portobello Rd.

Due fattori determinano il valore delle cose sul mercato: la domanda e la rarità. Quanto più una cosa è richiesta o quanto più è rara, tanto più essa sarà preziosa. Cogliere l’essenza autentica di un’altra persona è cosa complicata e sfiancante e si può solo fare affidamento sull’intuizione; nessuna intelligenza basterà mai per comprendere l’altro, perché l’altro non lo si comprende, lo si intuisce. Per questo è evento raro. E perciò prezioso.

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