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L’Anima del Mondo

“Il mondo possiede un’Anima, e chi riesce a comprendere quest’Anima riuscirà a comprendere il linguaggio delle cose”, scriveva Coelho nel suo testo L’Alchimista. Che cosa si intende con ciò? Si vuol fare riferimento a dei segnali non verbali che il mondo ci manda. Ma quali sarebbero questi segnali? Non è facile descriverli, ma un fotografo del calibro di Salgado riesce a coglierne alcuni con i suoi scatti. Uno dei più recenti segnali colti dal fotografo brasiliano sono le condizioni precarie degli Indios. Esattamente si tratta di segnali fatti di carne e ossa, spirito e ragione.

S. Salgado (2013)

Le conseguenze del corona virus sono svariate, dal “desiderio dell’altro e il distanziamento sociale”, al tracciamento collettivo (si veda virus e tracciamento sociale). Non solo, anche l’ambiente sta risentendo dell’effetto pandemia. Il mondo, per certi versi, sembra aver preso una boccata d’aria. Nel contempo, però, gli uomini che abitano lo stesso globo stanno subendo un drastico cambiamento. In particolar modo, popolazioni come quelle indigene del Sud America, non sono state ancora inquinate dal consumismo frenetico, e dal suo relativo stile di vita dell’homo consumericus. Questo li rende non solo vulnerabili in termini culturali ma anche salutari. La pandemia da Covid-19 può colpire ogni individuo presente in questa terra, indistintamente dall’etnia, dal sesso, dall’età.

E.Vedder, Hard Sun (2007)

A causa della dubbia politica assunta dal corrente Presidente del Brasile, Bolsonaro, nei confronti dell’ambiente e del virus, e nei confronti  del cosiddetto “polmone del mondo”, ossia l’Amazzonia, i popoli abitanti tali luoghi ne stanno subendo gli esiti. Il virus, come detto, non fa alcuna distinzione. Ecco, come avvenne già in passato, ai tempi del colonialismo, poi tramutato in imperialismo, l’uomo moderno, l’uomo occidentale, prende, occupa, distrugge, senza alcuna remora nei confronti di certi habitat oramai rari. Adesso, in questo momento critico, lo stesso uomo però porta con sé la possibilità di infettare certi ambienti. Salgado col suo operato, con i suoi servizi fotografici, ha cercato di lasciare intatte quest’espressioni di umanità attraverso scatti unici. In tal modo invita tutta l’umanità a non dimenticare certe popolazioni, a non dimenticare questi piccoli squarci di storia umana.

S. Salgado (2013)

Siamo a conoscenza, ma non del tutto consapevoli, oggi della differente visione che avevano gli antichi del mondo e della natura. Presente fin dalla nascita dell’umanità, l’Anima del Mondo fu un elemento che caratterizzò diverse religioni in passato, dal paganesimo all’animismo, oltre le religioni orientali. Non ne rimangono esclusi popoli come gli indigeni dell’Amazzonia. Tale concetto venne definito in passato da Platone e utilizzato dai suoi seguaci. Lo stesso Aristocle sosteneva che “è a dire verosimilmente che questo mondo è generato vivo, animato e in verità intelligente, per provvidenza divina” (Platone, 2000). Tale dottrina venne ripresa, successivamente anche dai filosofi stoici, identificandola con uno spirito che permea l’Universo. Non ne rimasero esclusi neanche i neoplatonici, fedeli seguaci dell’elaborazione servita da Plotino.

H. V. Bingen, Liber Divinorum Operum (XIII sec)

Giungendo nel mondo moderno, non possiamo non fare riferimento a Pico della Mirandola, o al filosofo nolano, Giordano Bruno. Quest’ultimo scriveva che “la prima e principal forma naturale, principio formale e natura efficiente, è l’anima de l’universo: la quale è principio di vita, vegetazione e senso in tutte le cose, che vivono, vegetano e sentono” (Bruno, 2008). Con queste parole il filosofo campano ci comunica la probabile esistenza di una presenza misteriosa nel mondo. I popoli primitivi, come gli Indios, riuscivano e riescono a cogliere ciò senza alcun impiego della tecnica. Questo perché, anzitutto, il mondo, come l’altro, si sente, si percepisce. Per sopravvivere, anzi per vivere in armonia, bisognava cooperare con questo misterioso legante universale.

C. D. Friederich, Luna nascente sul mare (1822)

Schopenhauer, in epoca più recente, riprese il concetto di Anima Mundi identificandola come espressione di un’unica Volantà di vita, veicolata attraverso le singole anime degli individui. Prese corpo anche nelle espressioni di D’Annunzio e del suo panismo. Anche Jung, uno dei maggiori esponenti della psicoanalisi del Novecento, ricollegò tale concetto con la nozione di inconscio collettivo. Dunque cosa significa tutto questo? Significa che dobbiamo risvegliare le nostre coscienze, risvegliare la nostra sensibilità di fronte al mondo e alla diversità di esso.

S. Salgado (2013)

Noi tutti facciamo parte di questo mondo, della sua natura e del suo andamento. Non dobbiamo dimenticare la nostra origine, la nostra “Genesi”, direbbe Salgado. Forse, prendendo nuovamente coscienza di questa nostra particolarità, possiamo comprendere a pieno che anche noi facciamo parte di un tutto. Cristopher McCandless, o meglio conosciuto col nome di Alexander Supertramp, nel film Into the wild , parafrasando Byron, disse:

“C’è un piacere nei boschi senza sentieri,
C’è un’estasi sulla spiaggia desolata. C’è vita, laddove nessuno s’intromette. Accanto al mar profondo, e alla musica del suo sciabordare: Non è ch’io ami di meno l’uomo, ma la Natura di più”.

Riscoprire il mondo, per riscoprire l’altro. Salvare l’altro, per salvare il mondo. Questi sono i pensieri più nobili che l’uomo possa pensare. Attraverso queste semplici parole, dobbiamo provare a cogliere il mistero che ci circonda, che ci unisce. Il mondo vive nel tempo in cui noi uomini viviamo. Di conseguenza, non trascuriamo un essere vivente così raro e prezioso.

Into the Wild, di S. Penn (2007)

Riferimenti Bibliografici:

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