Eternal-Sunshine

La tecnologia delle relazioni umane: se mi lasci ti cancello

La tecnologia ha largamente modificato le relazioni umane. In Se mi lasci ti cancello (questo era il titolo italiano del film di M. Gondry, Eternal Sunshine of the Spotless Mind del 2004) bastava andare alla clinica Lacuna Inc. per cancellare i ricordi specifici di una persona. Quando Clementine e Joel, dopo l’ennesimo litigio, decidono di lasciarsi, lei si rivolge alla clinica per cancellare ogni ricordo della loro relazione. Questo film presentava già questioni impellenti per la tecnologia digitale e per le relazioni umane.

Qual è il problema principale della tecnologia digitale? Luciano Floridi (2017), coniando il termine “infosfera”, non sembra molto preoccupato dal mondo digitale: si scrivono più libri (magari non sempre di grande qualità, aggiungo io), si produce e si ascolta più musica (anche qui, magari non di qualità eccelsa, aggiungo io) e così via.Io sono un po’ più problematico. Per una ragione molto semplice, che proverò a spiegare brevemente.

La tecnica ha a che fare con tutto ciò che è prodotto o che serve per produrre, spiegava Platone nel Sofista. Severino ricorda che sin dagli albori della civiltà greca, e più chiaramente con Platone, l’essere è associato alla tecnica, cioè al fare, al produrre, ad un’attività creatrice, cioè in grado di agire o reagire. Nel Sofista, Platone scrive: «Propongo una definizione: gli enti non sono altro che potenza» (Platone, IV a.C., 247D-E), avendo precisato poco prima che tutto ciò che ha potenza, o che sia predisposto a produrre qualcosa o a subire un’azione è ciò che realmente è. Le varie distinzioni tra i vari tipi di téchne (produttiva, acquisitiva, divina o umana) non cambiano la sostanza del problema: la tecnica implica, in ultima analisi, un nichilismo, un annientamento di ogni ente, in quanto visto solo entro un rapporto di usabilità, o, in termini più ampi, di utilizzabilità e di funzionamento. Per Galimberti, tutto questo significa che «se qualcosa non è technikón – se cioè non produce o non è prodotto, o non rientra nel processo del produrre-essere prodotto – allora non è, ossia è un niente» (Severino, 1972, p. 197).

Ora, la tecnologia, come combinazione di tecniche, mira alla semplificazione di tutto ciò che è complicato: un processo produttivo, un calcolo numerico, una strategia militare, un acquisto di vecchi libri da una libreria di Berlino. Ed è giusto così. La tecnologia digitale fornisce un valido aiuto a questo processo di semplificazione: riesco a inviare un messaggio ad una persona lontana o a vederla in videochiamata, nonostante sia a migliaia di chilometri da me; ascolto musica senza dover usare un impianto HI-FI o senza dover usare fili e cavi; conosco in anticipo il traffico in autostrada o il percorso più veloce per una destinazione. Questi sono grandi benefici della semplificazione tecnologica.

C’è un “ma”. Per estensione l’essere umano opera questa “semplificazione” di cose complicate a tutto ciò che è complicato. Ma non tutte le cose complicate sono complicate allo stesso modo e, soprattutto, non per la stessa ragione. Alcune cose sono complicate tecnicamente, cioè sono complicate perché non sono state ancora semplificate: inviare un fax è una complicazione rispetto ad un’email, viaggiare a cavallo è una complicazione rispetto a viaggiare in auto. Queste sono complicazioni tecniche, cioè sono cose complicate finché non vengono progressivamente semplificate: un computer o uno smartphone sono esempi chiari di questo processo di semplificazione via via più potente.

Ci sono poi cose che non sono complicate perché non sono state ancora semplificate, ma sono complicate in quanto sono complicazioni, cioè sono il risultato di un processo inverso a quello della semplificazione: tutte le cose che riguardano l’essere umano sono di questo tipo. Un rapporto di potere, una pandemia, una relazione amorosa, una lezione universitaria – quella che Ortega y Gasset (1939) definiva un’avventura – una carriera professionale; l’intera vita si regge su una continua complicazione.

La complicazione avviene per trasformare la necessità in libertà: trasformiamo la necessità del nutrimento in arte culinaria, in gastronomia, in una cena a lume di candela, in vini da stappare per accompagnare un pasto; trasformiamo il bisogno della sessualità in ars amatoria, in corteggiamento, in poesie e seduzione, in arte erotica. Trasformiamo il rientro a casa o l’uscita da casa in una passeggiata per la via più lunga, non la più breve. E così via. Ricordava Piovani (1972) che Palazzo Pitti, rispetto ad una caverna, non è progresso, ma un inutile spreco, una complicazione: ma è cosa umana proprio perché inutilmente complicante. Se la storia delle civiltà avesse seguito un principio utilitaristico, nessuna storia umana si sarebbe mai avuta. E la filosofia è la sublime scienza dell’inutile, di ciò che non si presta a commerci e baratti, il cui valore non deriva da una utilizzabilità, come accade invece per ogni prodotto tecnico.

In conclusione, il problema fondamentale della tecnologia digitale nel suo impatto sulle relazioni umane è l’estensione del processo di semplificazione, che la tecnologia, specialmente digitale, ci fornisce potentemente e magicamente nel quotidiano, a cose che complicate sono e complicate devono restare. Perché sennò finiamo per trattare le persone e le umane cose come fossero cose tecnologiche. Ortega y Gasset ricordava che noi ci baciamo e noi ci picchiamo: ma invece di chiarirci dopo un litigio o di incontrarci per abbracciarci nuovamente, per baciarci ancora dopo esserci picchiati, blocchiamo una persona, la mettiamo in pausa o la cancelliamo come fosse un MP3 o un JPEG di un selfie venuto male. In attesa di recarci presso Lacuna Inc., tanto può bastare.

Riferimenti bibliografici

  • Floridi L. (2017). La quarta rivoluzione. Come l’infosfera sta trasformando il mondo. Milano: Raffaello Cortina
  • Piovani P. (1972). Principi di una filosofia della morale. Napoli: Morano
  • Platone (IV a.C.). Sofista, in Id., Tutte le opere. Milano: Bompiani, 2000.
  • Ortega y Gasset J. (1939). Ensimismamiento y alteración, in Id., Obras Completas, Tomo V. Madrid: Revista de Occidente, 1964
  • Severino E. (1972). La terra e l’essenza dell’uomo, in Id., Essenza del nichilismo, Milano: Adelphi, 1982
Author profile

Fondatore di Etica-mente. Ricercatore di Filosofia Morale presso l'Università di Catania. Direttore del Laboratorio di Etica e Informazione Filosofica e Chief Examiner per l'IBO. Si occupa di Etica Contemporanea, Etiche Applicate e Antropologia Filosofica.

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