Poor Things: le misere grandi creature di Lanthimos

Una storia di libertà e di autoaffermazione femminile, di conoscenza e di autocoscienza. La storia di una donna che, sperimentando il proprio corpo nel mondo, si scontra con i tentativi di imprigionamento della morale patriarcale. Poor Things (in Italia Povere creature!), il film del regista Yorgos Lanthimos, tratto dall’omonimo romanzo del 1992 di Alasdair Gray, è un’irriverente commedia nera science fantasy che suggerisce ampi spunti di riflessione. La pellicola racconta le vicende di Bella Baxter (interpretata da Emma Stone), una giovane donna vittoriana riportata in vita dallo scienziato Godwin Baxter (interpretato da Willem Dafoe) che la ritrova, in bilico tra la vita e la morte, a seguito di un suo tentativo di suicidio.

È un esperimento. Corpo e cervello non sono del tutto sincronizzati, ma sta progredendo a una velocità sorprendente (Dott. Godwin Baxter).

Povere Creature! (Poor Things), J. Lanthimos, 2023

L’esperimento del vivere

Bella viene messa al mondo come un esperimento di “God”, significativo soprannome con cui viene chiamato il dott. Godwin. Bella però ben presto intuisce che c’è molto al di là di quella casa/laboratorio in cui vive. , al sicuro sotto l’occhio vigile e protettivo di God, incontra anche i gesti premurosi di Max (Ramy Youssef), il brillante studente di medicina che, mentre la analizza, si innamora di lei e che, su proposta dello scienziato, vorrebbe sposarla. La donna/adolescente intuisce però che il vero e più grande esperimento è fare esperienza del mondo:

Io sono Bella Baxter, sono una persona imperfetta e mi piace sperimentare. Io devo partire, vedere il mondo e c’è così tanto da scoprire (Bella Baxter).

Proprio per questo capisce che non può fermarsi : non può sposare Max, quantomeno non prima di aver visto il mondo. Bella intuisce che la vita vera non è quella protetta, ma è quella che si scontra col dolore, col rischio e anche con l’ostilità esterna. Proprio come evidenzia Ortega y Gasset nel suo L’uomo e la gente, “la sostanza dell’uomo è proprio il pericolo. L’uomo cammina sempre sull’orlo del precipizio, e, lo voglia o no, la sua più autentica necessità è mantenere l’equilibrio” (1949, p. 153). A tal proposito, è significativo il fatto che nei momenti di maggiore slancio verso il mondo, Bella corra traballante sul tetto di casa, trascinando con sé prima Max, poi il dissoluto avvocato Duncan Wedderburn (Mark Ruffalo).

Esplorare emozioni e sentimenti

Ѐ proprio con lui che Bella, intraprende un’odissea alla scoperta di se stessa. Il tutto tra “furiosi sobbalzi”, parole e azioni che non si addicono alla buona società borghese. Insieme a Duncan, sperimenta la sua sessualità ed inizia a esplorare il mondo delle emozioni.

Povere Creature! (Poor Things), J. Lanthimos, 2023

Ben presto però anche Duncan vorrebbe ingabbiarla. Il fatto che lei sia indisponibile emotivamente nei suoi confronti lo fa sentire esautorato dal suo consueto ruolo di Don Giovanni. Questo innesca in lui un desiderio morboso di possesso. Alla luce del pensiero orteghiano, possiamo dire che questo desiderio non è l’amore. L’amore infatti è una forza centrifuga che va dall’amante verso l’amata, ma non mira in modo centripeto al suo possesso, al suo assorbimento, come fa invece il desiderio (Ortega y Gasset, 1926, p. 458). (Su questo si veda anche Ti amo ma non ti desidero).

Facendo esperienza del proprio corpo in giro per il mondo, Bella acquisisce una sempre più fine consapevolezza di sé. Ignara della morale convenzionale, la giovane interpreta la prostituzione, come il modo più immediato per guadagnare denaro detenendo i propri mezzi di produzione. In tal senso, Lanthimos mostra come la parola “troia”, più volte usata da alcuni personaggi per offendere Bella, sia spesso una “parola tappa-buchi”. Vi si ricorre quando non si ha più la capacità di argomentare o si è a disagio di fronte a qualcuno che pensa o usa il proprio corpo in un modo non conforme alle proprie convinzioni morali.

Povere Creature! (Poor Things), J. Lanthimos, 2023

Nel suo viaggio verso se stessa, Bella incontra anche la filosofia, attraverso il dialogo con Marta e il cinico Harry. Quest’ultimo sostiene che “l’umanità è fottuta. La speranza peggiora le cose, il realismo è l’unico rimedio”. Proprio lui conduce la protagonista a vedere “cos’è davvero il mondo”, mostrandole il dolore, la morte, la fame e la distruzione di chi vive nei “bassi fondi”.

Povere Creature! (Poor Things), J. Lanthimos, 2023

Il dolore del vivere

Interessante è vedere come Lanthimos attraverso Bella riesca a mostrare come il dolore non sia una buona ragione per crogiolarsi nel cinismo, o per profilare per l’umanità sicuri scenari apocalittici. Significative le considerazioni che la protagonista rivolge a Harry, quando dice di aver capito quale sia la radice del suo cinismo: Harry è solo un bambino che ha paura del dolore.

Bella scopre di essere al contempo figlia e madre di se stessa, creatura di “God”, per lei padre e salvatore. Questo le provoca un grande senso di sgomento che la riporta su quel ponte, dal quale Victoria aveva cercato di togliersi la vita. Uno sgomento che potrebbe ricordare vagamente la crisi identitaria dell’Edipo re di Sofocle, quando scopre di essere al contempo assassino del padre Laio e figlio e marito della madre Giocasta.

Povere Creature! (Poor Things), J. Lanthimos, 2023

Profondamente diversa però è la loro “visione”, l’interpretazione del dolore che accompagna inevitabilmente l’umano. Edipo al cospetto della sua tragica esistenza incestuosa, non ne regge la vista e si acceca: sarebbe stato meglio non essere mai nati, ma, essendo in vita, preferisce piombare nelle tenebre, anziché continuare a vedere le sofferenze del vivere. Bella invece, nonostante il dolore, trova che “essere vivi sia affascinante”. Allora vuole continuare a vedere, a conoscere, a vivere. Perché – come dice Godman – la storia di Bella è una storia a lieto fine.

Povere Creature! (Poor Things), J. Lanthimos, 2023

Corpi, trasposizioni e circostanze in Poor Things

Interessante è il fatto che Bella proverà anche a tornare a essere Victoria, per poi rendersi conto però che ciò non è possibile. Possiamo interpretare questo fallimento ancora attraverso il pensiero orteghiano, in particolare, a partire da una critica del filosofo spagnolo a Husserl.

Secondo Husserl, è possibile mettersi immaginariamente al posto dell’altro. In altre parole, posso compiere una trasposizione dal Corpo A al Corpo B e attraverso questo cambiamento di posizione posso vedere le cose come le vede quest’ultimo (Ortega y Gasset, 1949, p. 222). La conseguenza del ragionamento di Husserl è che, in tal senso, il Corpo A (il mio) e il Corpo B (il suo) sarebbero uguali se non fosse per la differente collocazione.

Questo secondo Ortega y Gasset è un “error garrafal”, un errore madornale (1949, p. 221): la differenza tra il mio corpo e quello dell’Altro, non è una semplice differenza di prospettiva. E la ragione è questa:

Il mio corpo non è mio soltanto perché è la cosa a me più prossima, tanto che mi confondo con lui e ci sto dentro, qui. Questa è una ragione meramente spaziale. È mio perché è lo strumento immediato del quale mi servo per affrontare le altre cose […]  il corpo è mia proprietà nel senso più stretto e assoluto della parola (1949, p. 221).

Pertanto, ancor più in questo caso specifico, pur avendo lo stesso corpo, Bella non può assumere la prospettiva di Victoria, perché la sua circostanza è completamente diversa da quella di quest’ultima. Perché come dice la stessa protagonista: “Quella era una storia diversa, non era la storia di Bella Baxtel”.

Il corpo che abito dunque non è un guscio vuoto. L’intus che contiene è ciò che imprime da dentro lo stile, l’attitudine, il sistema di preferenze che è la caratteristica fondamentale di un individuo. Bella, ad esempio, odia le aringhe, mentre Victoria le amava. Bella disdegna la crudeltà, mentre per Victoria era fonte di divertimento col marito, lo stesso dalla cui violenza Bella sfugge. Si tratta esattamente dello stesso corpo, ma non della stessa persona.

Povere Creature! (Poor Things), J. Lanthimos, 2023

Oltre la fantascienza…Poor Things

Poor Things è un film che ha l’intenzione di riscattare le tante donne che più non hanno voce, perché uccise o sopraffatte dalla cultura patriarcale. Riscatta quelle donne vittime di un amore che non è l’Amore, ma possesso. Un film che dà voce a quelle donne che vogliono conoscere il mondo, farne esperienza, tirare fuori il proprio potenziale liberandosi da confortevoli gabbie dorate.

Povere Creature! (Poor Things), J. Lanthimos, 2023

La fantascienza inoltre rende possibile ciò che nella realtà è impossibile. La pellicola pertanto può lasciare la sensazione di una storia di eccessi: eccesso di libertinismo, eccesso di possibilità tecniche, eccesso di ibridazione umana. C’è tuttavia un confine importane che Lanthimos pone: il limite alla dismisura in cui l’uomo rischia di cadere è l’umano stesso, la sua vulnerabilità. Ѐ il pianto di Bella di fronte ai bambini morti nei “bassi fondi”. Ѐ il fermare tutte le proprie attività e ritornare alle radici, al padre, come fa Bella alla notizia che “God” sta morendo.

Dunque, forse Harry ha ragione: la salvezza dell’umanità non è nella speranza. La salvezza è nella consapevolezza della nostra miseria e della nostra grandezza. La consapevolezza che nella nostra straordinarietà siamo comunque tutti povere cose, “poor things”.

Povere Creature! (Poor Things), J. Lanthimos, 2023

Bibliografia

  • Ortega y Gasset J. (1926), Facciones del amor, in Estudios sobre el amor (1939), in Id., Obras completas, Tomo V, Taurus, Madrid, 2017
  • Ortega y Gasset J. (1949), El hombre y la gente. Curso 1949-50, in Id., Obras completas, Tomo X, Taurus, Madrid, 2017

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