Il tempo aspetta?

Chronos, Tempus, Time, Zeit, Temps, parole di diverse lingue ed epoche, ma tutte indicano una sola cosa: il tempo. Ma il tempo aspetta? Fin dagli albori del mondo e, a sua volta, dell’uomo, ci si è posti la domanda: “Che cos’è il tempo?” Ancora oggi non è possibile dare un risposta univoca a tale domanda; possiamo trovare però diverse riflessioni su di esso.

Egizi, Greci, Romani, ma anche popoli più antichi, consideravano la presenza di tale elemento, il tempo.  Zenone di Elea, allievo di Parmenide, si dilettava nellescogitare esprimenti mentali che potessero sviluppare dei paradossi temporali. Gli stessi padri della filosofia occidentale — Platone ed Aristotele — indagarono a tal proposito.  Platone definiva il tempo come  “l’immagine mobile dell’eternità” (Platone, 2000); mentre il suo geniale allievo Aristotele sostenne tutto il contrario. Il filosofo di Stagira pensava al tempo come misura del movimento secondo il prima e il poi (Aristotele, 2011) ritenendo che solo θεός, Theos, cioè Dio, fosse l’unico motore immobile, eterno e immateriale.

Rimanendo ancora nel mondo classico, possiamo individuare il vescovo d’Ippona  con le sue concezioni di tempo. S. Agostino parlava del tempo come se fosse un elemento creato da Dio insieme all’universo — chissà — andando contro le concezioni aristoteliche. Lo stesso vescovo ipponate affermava che “il tempo è distensione dell’animo” (S. Agostino, 2015), che vive solo nel presente, mantenendo ricordo del passato e del futuro. Da qui in poi, fino a giungere all’epoca moderna, il tempo verrà percepito in senso lineare.


P. Mignard, Time Clipping Cupid’s Wings (1694)

Con la rivoluzione scientifica si ha il primo cambio di paradigma. Newton concepì il tempo, come lo spazio, sensorium Dei (Newton, 2017), scorrendo immutabilmente sempre uguale a se stesso. Galileo seguì il fisico inglese nelle sue concezioni del tempo e dello spazio. Con Kant si ha però il primo stravolgimento del modello fisico newtoniano del tempo e dello spazio, identificando il tempo e lo spazio come archetipo a priori della sensibilità umana. Sentiamo e percepiamo il tempo e lo spazio perché sono categorie presenti nella mente umana fin dalla nascita, secondo il filosofo tedesco.  Anche Henri Bergson, filosofo francese, si occupò di tale tema (si veda il post E il tempo tace). 

Ma il vero cambiamento, stravolgimento, della concezione del tempo e dello spazio arrivò nel 1905 con Albert Einstein, il quale sosteneva che “il tempo è relativo, il suo unico valore è dato da ciò che noi facciamo mentre sta passando” (si veda il fenomeno del quattro). Un maggior incremento venne dato anche dal fisico tedesco Planck, il quale sosteneva l’esistenza di un tempo quantistico, detto appunto il “Tempo di Planck”. Le teorie oggi sono varie, dalla relatività passiamo ad un tempo impercepibile all’uomo, il tempo del mondo quantico.

M. C. Escher, Relativity (1953)

Alla domanda postaci ad inizio testo, dobbiamo invece aggiungere il fattore del presente, del nostro tempo. Invece di: “Che cos’è il tempo?”, dobbiamo chiederci: “Che cos’è oggi il tempo?”. Dopo aver passato tutte queste fasi di crisi, rielaborazione, revisione, che cosa possiamo oggi dire del tempo? Il tempo per caso ci aspetta? Una non risposta forse ci viene data dalla riflessione di Nemo, protagonista del film Mr. Nobody, il quale disse:

“Che cosa c’era prima del Big Bang? Be’, vedete… non c’è nessun prima, perché prima del Big Bang il tempo non esisteva. Il tempo è solo il risultato dell’espansione dell’universo. Ma cosa succederà quando l’universo avrà smesso di espandersi e il movimento verrà invertito? Quale sarà la natura del tempo? [..]Ora, se viviamo in un universo di dimensioni intrecciate, come riusciamo a distinguere l’illusione dalla realtà? Il tempo, come lo conosciamo, è una dimensione avvertita solo in una direzione. E se una delle direzioni aggiunte non fosse spaziale, ma temporale?

Come possiamo vedere, ad una domanda ne segue un’altra. Di fronte a certi quesiti le nostre capacità, a volte, appaiono quasi limitate. Tramite la filosofia, l’etica, la letteratura, l’arte, la fisica l’uomo ha trovato il modo di porre le domande al giusto modo, potremmo osare dire, ma ugualmente rimane ignaro dei segreti della natura e dell’universo.

V. Van Gogh, La notte stellata (1889)

Dunque, che cos’è oggi il tempo in queste società frenetiche, liquide — direbbe Bauman — ove ogni individuo sfreccia tra un impegno ed un altro?  Viviamo immersi nell’immediatezza di ogni istante. Oggi, in più, abbiamo la tecnologia a tenerci compagnia, a supportarci. Tramite essa ci sembra quasi di poter abbattere le pareti dello spazio e del tempo, ci sembra quasi di poter fermare il tempo stesso. Attraverso uno smartphone, ad esempio, possiamo mediare un articolo come questo; possiamo scrivere ad un amico; guardare un film (oltre a tener d’occhio il tempo); tutto questo però deve esser fatto nel minor tempo possibile. La velocità sembra essere dunque la caratteristica di questo mondo tecnologico e di tutte le azioni che compiamo. Passo dopo passo percorriamo questo cammino, forse, senza neanche sapere dove si va. La pazienza ha lasciato il posto all’impazienza. Tutto deve avvenire adesso, immediatamente in “tempo reale” diceva Fabris: Il tempo reale è l’unificazione delle infinite connessioni in un punto, in un nodo. Il tempo reale è il punto senza dimensione in cui si verifica la coincidenza di ogni precedente processo in un solo momento” (Fabris, 2019).

Il tempo esiste o è un’illusione? Il tempo è tangibile o intangibile? Il tempo è dinamico o statico? Circolare o lineare? Un vecchio detto siciliano recita: “Cu tempu avi e tempu aspetta, tempu peddi” (Chi ha tempo e tempo aspetta, tempo perde). Dunque, non subiamo il tempo, ma viviamolo.

Mr. Nobody, di J. Van Dormael (2009)

Riferimenti bibliografici

  • Agostino. 2015. Le confessioni (398). Roma: Newton Compton
  • Aristotele. 2011. Fisica. Milano: Bompiani
  • Fabris, Adriano. 2019. Etica per le tecnologie dell’informazione e della comunicazione. Roma: Carocci
  • Newton, Isaac. 2017. Principi matematici della filosofia naturale (1687). Torino: Einaudi
  • Platone. 2000. Timeo. Milano: Bompiani
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Partendo dal presupposto: "so di non sapere", imposto tutta la mia ricerca verso l'ignoto. Studente presso l'Università degli studi di Catania, iscritto al corso di filosofia, mi diletto anche scrivendo articoli per il mondo di internet e di Eticamente.

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