Dipinto

Poesia e memoria. Identità e diversità

La Repubblica di Platone è un’opera sulla condizione umana. Il Libro X infatti si apre con l’analisi della natura della poesia. Poesia intesa come “una paralisi del pensiero”, una malattia contro la quale procurarsi un antidoto, il quale risiede nella conoscenza “delle cose quali realmente sono”.

Platone considerava la poesia come veleno per la mente e nemico della verità. Ma, ci chiederemo, quale tipo di poesia veniva considerata nemica dell’uomo e della società da Platone? La poesia come la intendiamo noi oggi? Certamente no. Anche se la sua poesia e la nostra possono avere spunti in comune, quello che è cambiato sono le condizioni ambientali, storiche e sociali in cui la poesia viene esercitata.

La poesia del V secolo a.C. si riferisce all’epos, ai racconti epici che venivano tramandati oralmente da aedi e rapsodi e che fungevano da sistema educativo per i giovani. Storia della poesia greca è anche storia della prima paideia greca. Il filosofo ateniese si scaglia contro la poesia respingendola come mezzo di comunicazione. La poesia, mimesis di comportamenti preesistenti, è solo un’illusione; così come sono alla stregua dell’irrazionale e dell’incompetenza i poeti che si vantano di scrivere di scienza, di politica, di guerre e di educazione. Solo la filosofia, secondo Platone, può discorrere di tali argomenti basandosi sulla Ragione. Ragione che deve esaminare e riordinare l’esperienza riportata dai poemi epici, che deve riflettere su quel che dicono invece di identificarsi passivamente con esse. La Ragione se ne deve distaccare, deve divenire il “soggetto” che si stacca dall’“oggetto” valutandolo criticamente. Ecco la critica e la proposta di Platone.

Mnemosyne
G. Dante Rossetti, Mnemosyne (1881) – particolare

Come apprendiamo noi oggi? Sicuramente siamo poco avvezzi alla tecnologia dell’apprendimento mnemonico criticato da Platone, abbiamo ben poco da ricordare a memoria, a partire dai numeri di cellulare di familiari e amici che custodiamo gelosamente nel nostro smartphone e a stento, forse, ricordiamo a memoria il nostro! Se impariamo qualcosa a memoria, questa è stata prima letta da noi, non ci è stata letta da un altro – (su questo si veda, per esempio, Leggere è ricordarsi di tutto). Ciò comporta un processo dispendioso di energie per il quale impieghiamo dapprima l’organo sensoriale per vedere e subito identifichiamo una serie di segni stampati su carta o digitali. Successivamente ci preoccupiamo di tradurre tali segni, di dar loro vita e significato, li traduciamo in suoni che dobbiamo recitare più volte per conto nostro. Attingiamo esclusivamente alle nostre energie psichiche per memorizzare qualcosa.

L’apprendimento mnemonico orale proprio della Grecia Antica invece, poteva risparmiare una notevole quantità di energie. Poiché i suoni pronunciati ad alta voce da aedi e rapsodi erano vivi, non c’era bisogno della traduzione dal messaggio visivo a quello acustico e l’uditorio non faceva che imitare nel modo più diretto e semplice possibile. L’uomo moderno, per imparare a memoria, deve praticare una forma di auto-ipnotismo; l’uditorio omerico era ben disposto a sottoporsi all’ipnotismo di un altro.

R. Magritte, La memoria (1948)

E l’uomo digitalizzato? Che la digitalizzazione imponga il modello standard dell’efficienza risulta già quasi auto-evidente (su questo si veda, per esempio, La città digitale o Il diritto all’inutilità nella società del funzionamento). Che non vi sia un ritorno all’ipnotismo greco, in questo caso però, non offerto dal poeta, bensì dai devices con cui interagiamo e siamo integrati ogni giorno? Oppure stiamo del tutto perdendo la capacità e la tecnica di memorizzare, cullati dal supporto istantaneo di memorie esterne, chiavette usb e clouds?

L’attenzione della mente è continuamente biforcale: conserva un’identità, ma in questa stessa identità lascia spazio alla diversità. Compito nostro, oggi, è tutelare tale diversità nella confusione delle identità.

Riferimenti bibliografici:

  • Havelock, E. A. 2019. Cultura orale e civiltà della scrittura. Da Omero a Platone. Roma-Bari: Laterza.
  • Platone, 2001. La Repubblica. In Opere Complete. Milano: Bompiani.
Author profile

Studentessa di Filosofia presso l’Università degli studi di Catania. La scrittura è per me uno stile di vita. Mi meraviglio difronte alle piccole cose e mi piace guardare la realtà con occhi sempre nuovi, mai stanchi, bensì attenti e critici verso il reale. Sono alla ricerca del mio “Grande Forse”, parafrasando lo scrittore francese Francois Rabelais.

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